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I MODI DI DIRE, PUBBLICATI IN CALCE AI POST RIGUARDANTI VENEZIA, SONO TRATTI DAL LIBRO "SENSA PELI SU LA LENGUA" DI GIANFRANCO SIEGA - ED. FILIPPI EDITORE VENEZIA O DA "CIO' ZIBALDONE VENEZIANO" DI GIUSEPPE CALO' - CORBO E FIORE EDITORI.
SPERO CHE GLI AUTORI APPREZZINO LA PUBBLICITA' GRATUITA E CHE IO NON SIA OBBLIGATO A SOSPENDERNE LA PUBLICAZIONE.
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I MIEI AMICI LETTORI

lunedì 24 agosto 2020

76° DOGE - ANTONIO GRIMANI (1521 - 1523) - SECONDA ED ULTIMA PARTE



Eravamo rimasti al 1523 quando il Grimani fu eletto doge. Fu perdonato anche dal popolo quando fece il giro della piazza, insieme ai nipoti, lanciando ducati e mezzi ducati d'oro ed in particolare regalando delle monete ai portatori. Pare che alle feste del doge "finanziere"  assistettero circa 50.000 persone. Appena eletto prese possesso del Palazzo Ducale con tutti i figli e nipoti e dovette sorbirsi una bella lite tra il figlio Vincenzo ed il nipote Marco che si contendevano la supremazia nella condotta della casa. E seguitarono tutti a litigare durante il dogado, per un motivo o per un altro, passando molto spesso dalle parole ai fatti, tanto che la servitù era costretta ad intervenire per togliere loro le armi dalle mani. L'unico che non abitava in palazzo era il cardinale; stava a Murano ed ogni tanto veniva a trovarlo riuscendo a fargli sborsare varie migliaia di ducati per far ottenere al nipote Marco la nomina di procuratore.

Sotto un doge così legato ai soldi non poteva che essere inventato a Venezia il gioco del Lotto; cominciò appunto nel 1521 con premi in natura tipo tappeti, vestiti ed altri oggetti, ma passò presto a premi in denaro anche di grosse somme scritte sopra delle apposite cedole mentre le non vincenti riportavano la dicitura "pacientia" (sostituite più tardi da delle cedole bianche). Le copie delle cedole venivano mescolate ed inserite in  sacchetti e si facevano estrarre da un bambino. Vinceva naturalmente quella riportante il numero od il nome della persona che l'aveva acquistata. Quindi pressapoco come  oggi.

Sul fronte della guerra, l'alleanza con Francesco I venne meno dopo la sconfitta della Bicocca del 29 aprile 1522, e Venezia si accordò con Carlo V che rinunciò all'alta sovranità, sia pur nominale, che l'impero manteneva ancora sulla terraferma contro il forte pagamento di un tributo. Ma Antonio Grimani non seguiva le cose dello Stato come avrebbe dovuto; era un vecchio rimbambito prossimo ai 90 anni e sembra avesse dato delle risposte sconclusionate ad una ambasceria imperiale. Era sballottato tra i figli ed i nipoti; il Maggior Consiglio propose al figlio Vincenzo di convincerlo ad abdicare contro un assegno vitalizio di 1.000 ducati annui, con la promessa di funerali a spese dello Stato. La congrega dei diversi familiari non acconsentì; volevano sfruttare la situazione finché potevano e, stando dentro il Palazzo Ducale, tutto era più facilmente raggiungibile.

Mancava poco alla fine; il 5 maggio 1523 assistette alle nozze del nipote Antonio, figlio di Vincenzo. Furono festeggiate con un gran banchetto e la rappresentazione di una licenziosa opera del Ruzzante, nonché con balli fino alle cinque del mattino. Il doge si sentì male ed iniziò un'agonia di due giorni. Si rese conto di essere agli estremi e prima di perdere conoscenza, volle vicino il figlio Vincenzo e gli disse : "Tuto ve lasso, ben vi prego per honor de casa nostra a conservar la pace tra voi e nipoti soi fati procuratori". Ordinò poi che il suo manto d'oro non fosse venduto, ma venisse esposto annualmente a San Nicolò, protettore dei marinai. Il suo ultimo pensiero fu in pratica per quella gente che, come lui, avrebbe lottato col mare, fonte di tanta sua ricchezza.

Morì il 7 maggio 1523; l'elogio funebre esaltò la sua inesauribile strategia finanziaria, con tanto di lodi al figlio cardinale che molti vedevano già Papa. Fu sepolto nella chiesa di S. Antonio di Castello, ma le spoglie andarono perdute quando la tomba venne distrutta con la chiesa intera nel 1807.

MODI DI DIRE

Ciapar 'na piomba

(Prendere una sbornia)

Piomba è uno dei tanti nomi per indicare la sbornia. Si dice anche Andar in bala (somiglianza tra i movimenti di un ubriaco con quelli di una palla che rotola oppure un riferimento allo scarcatore del porto quando trasporta sulle spalle una balla di cotone od altro e ondeggia sotto il peso).

Modi di dire affiliati : imbriagheta o bevandeta (persona troppo attaccata alla bevanda), imbriago tronco (ubriaco fradicio), eser in ciari (essere brillo), andar ombrisando (passare di osteria in osteria), l'aqua imarsise i pali (l'acqua fa marcire i pali - motto preferito dagli amatori di buon vino).


2 commenti:

  1. Sempre interessanti le tue storie dei dogi.Buon fine settimana Elio,stammi bene!

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    Risposte
    1. Grazie Olga, spero che tu stia passando una buona giornata domenicale. A presto

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