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I MODI DI DIRE, PUBBLICATI IN CALCE AI POST RIGUARDANTI VENEZIA, SONO TRATTI DAL LIBRO "SENSA PELI SU LA LENGUA" DI GIANFRANCO SIEGA - ED. FILIPPI EDITORE VENEZIA O DA "CIO' ZIBALDONE VENEZIANO" DI GIUSEPPE CALO' - CORBO E FIORE EDITORI.
SPERO CHE GLI AUTORI APPREZZINO LA PUBBLICITA' GRATUITA E CHE IO NON SIA OBBLIGATO A SOSPENDERNE LA PUBLICAZIONE.
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I MIEI AMICI LETTORI

giovedì 10 marzo 2016

35° DOGE - DOMENICO MICHIEL (1118 - 1130)


Naturalmente un doge che apparteneva ad una grande famiglia essendo nipote di Vitale I Falier e figlio di Giovanni, grande ammiraglio della flotta veneziana in Terrasanta.
Anche se eletto da una assemblea popolare ormai il doge era un principe che poteva favorire figli e parenti nell'assegnazione delle cariche importanti (come oggi, direte voi) che potevano poi portare al dogado. A riprova il fatto che una figlia di Domenico Michiel, Adelasa, sarebbe andata in sposa a Pietro Polani, prossimo doge, ed un figlio , Vitale, sarebbe diventato doge più tardi. Domenico Michiel in un decreto del 1121, riaffermò il suo potere assoluto e precisò che non ci fosse niente di male se il figlio avesse sostituito il padre in determinate funzioni quando quest'ultimo non poteva essere presente.
E fu così che il figlio Leachin ed un parente, anche lui di nome Domenico Michiel, tennero il governo dello Stato mentre il doge era impegnato in un susseguirsi di spedizioni militari dal 1123 in poi. Erano però solo dei "Venetie presides" e non dei co-reggenti o futuri eredi al trono. Quindi fatta la legge, trovato l'inganno. 
Questo doge fu chiamato in Terrasanta da Baldovino II alle prese con il Sultano e partì con una flotta di 40 galee, 28 navi rostrate e 40 onerarie nell'aprile del 1123. Mentre veleggiava nel porto di Ascalona, presso Gerusalemme, subì l'assalto di una flotta egiziana il 30 maggio e fu una carneficina da entrambe le parti e sembra che il mare fosse rosso di sangue per duemila passi e la spiaggia ricoperta di cadaveri.
Gli egiziani superstiti si ritirarono mentre il Michiel raggiungeva Tolemaide, accolto come un trionfatore, e da lì volle recarsi a Gerusalemme sul Santo Sepolcro. C'era però un problema : Tiro era in mano ai Saraceni e Baldovino II era prigioniero degli infedeli (da notare che ogni campo trattava di infedele l'altro) ed i crociati volevano liberare la città.
Tra il doge ed i capi del clero cristiano spalleggiati dal re Gugliemo di Bures si arrivò ad un accordo precisante che se Tiro fosse stata conquistata i veneziani avrebbero avuto "tanta proprietà quanta è solito averne lo stesso re". Quindi i nobili di Venezia avrebbero avuto in eredità una chiesa ed un mercato con esenzione di tasse oltre alla terza parte di Tiro ed Ascalona.
L'assedio di tiro durò cinque mesi dal febbraio 1124. I crociati attaccavano dall'entroterra con a capo Guglielmo di Bures, mentra la flotta veneziana attaccava dal mare. Gli assediati attendevano aiuti da Damasco che però tardavano ed i veneziani eicorsero ad uno stratagemma. Cinque di loro riuscirono ad entrare in Tiro su una piccola imbarcazione aprendo poi un varco tra le fortificazioni dando via libera ad un assalto in massa. Tiro cadde il 7 luglio.
I crociati avrebbero voluto che il doge restasse come sovrano, perché non erano certi di poter liberare Baldovino, ma il Michiel aveva altri problemi con i Bizantini. L'imperatore Calojani si era rifiutato di riconoscere la "Bolla d'oro" del 1082 ed aveva stretto amicizia con i Pisani concedendo loro il mercato di Costantinopoli e promettendo di risarcirli dei danni causati dalla reazione dei Veneziani.
Così il Michiel passò ad un'azione intimidatoria nei confronti dell'imperatore e, sulla via del ritorno verso Venezia, mise a sacco e rase a zero, una dopo l'altra, Rodi, Chio, Lesbo, Samo, Andro, Modone e Cefalonia. L'imperatore si affrettò a chiedere la pace e nella nuova "Bolla d'oro" del 1126 concedeva ancora più concessioni.
Si attaccò poi al nuovo  re d'Ungheria, Stefano II, che, invadendo la Dalmazia, era arrivato sino a Spalato e Trau che furono riconquistate dall'armata veneziana  nel maggio 1125. In questo stesso mese re Baldovino II, liberato dalla prigionia, confermava i privilegi ottenuti dal doge nel regno di Gerusalemme.
Ritornò a Venezia e fu accolto in trionfo e potendo chiedere tutto quello che voleva si fece costruire in contrada San Giovanni in Bragora un bel palazzo con tanto di giardino per riposarsi dal potere che logora che gli viene accordato quale benemerito della patria facendo approdare nella basilica di San Marco la salma di San Isidoro prelevata dall'isola di Schio, questo per non sembrare troppo porsaico tornando con soli beni materiali.  Si decretò allora che il giorno di San Isidoro sarebbe Festa di Palazzo ed il doge con tanto di corteggio avrebbe assistito ogni anno ad una messa solenne.
Si dedicò allora a migliorare la vita notturna della città visto che a quel tempo si trovavano spesso degli assassinati in certe zone di Venezia come calle della Bissa ed il ponte dei Sassini. Quindi furono bandite le barbe finte e si cominciò a creare una pubblica illuminazione cominciando con delle cesendole (sorta di lumini) poste davanti le edicole sacre (capitelli) che si trovavano agli angoli delle vie. Fu dato incarico ai parroci di controllare che fossero sempre accese, anche se questo non risolse il problema degli omicidi.
Stanco di troppo combattere, non se la sente di governare ancora ed abdica nel 1130 morendo dopo pochi giorni. Venne sepolto a San Giorgio Maggiore, in un grandioso monumento che fu però distrutto con la chiesa a metà del 500 quando si costruì la nuova più grande voluta dai frati. Le sue ceneri furono sparse al vento.
Le sue imprese restano immortalate sulle pareti della sala dello Scrutinio in Palazzo Ducale nei due dipinti  raffiguranti la battaglia di Ascalona (Sante Peranda) e dell'assedio di Tiro (Aliense). Alcuni mosaici (XIV secolo) della chiesa di San Marco ricordano la traslazione della salma di San Isidoro.

Visto che nel testo si cita San Giovanni in Bragora vi riporto una frase che pronunciava mia madre :


Biri, Bari e Bragora libera nos Domine

Ritengo inutile la traduzione e preciso solo che i tre citati rioni di Venezia erano a suo tempo abitati da una gran parte di delinquenti.

10 commenti:

  1. E poi questi Dogi, con le loro toghe e i loro mantelli ricamati dovevano essere di grande fascino.
    Da morire dal ridere il proverbio.

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    1. Ciao Ambra, effettivamente anche i dogi, come i re e gli imperatori, in occasione delle cerimonie pubbliche erano in grande pompa ma, a me, piace immaginarli in camicia da notte con berretto e ponpon vicino alla dogaressa.
      Per la frase finale è una cosa che si tramanda verbalmente di generazione in generazione di veneziani. Buon fine settimana.

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  2. Sempre interessanti notizie si leggono da te.
    La storia maestra di vita.
    Il proverbio non l'ho capito, dato che io sono napoletana....:D Ciao Elio.

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    1. D'accordo, te lo spiego. Biri, Bari e Bragora sono tre rioni di Venezia e, visto che vi vivevano molti malfattori si è creato il seguito "liberacene Signore". Grazie per la visita e buon WE.
      So che sei napoletana. Amo Napoli ed a ogni occasione canto le vostre più belle canzoni.

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  3. Un altro tuffo nella storia con Elio :)

    Un saluto! :)

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    1. Grazie Maurizio, io da una decina di giorni non sono passato molto negli altri blog (causa impegni vari) ma conto rifarmi nei prossimi giorni. Ciao e buona settimana.

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  4. E' certo Elio , che ti sei preso un bel impegno x le ricerche sui Dogi .
    Sempre interessanti comunque , e sempre guerre di potere .....
    In Prov. di Vicenza , c'è una cittadina che si chiama Schio .
    Ho riso quando ho letto come ti immagini i Dogi nella loro camera , in camicia
    e berretto ponpon , io lo penso pure storto . Buona settimana . L.A.

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    1. L'impegno è piuttosto quello di ricopiare su un vecchio libro sui dogi che posseggo da molti anni. Naturalmente scemo tutte le involate liriche dell'autore. A Schio ci sono andato una sola volta molti anni fa e quindi non posso dire di conoscerla.
      Per il berretto dei dogi cercherò di informarmi se fosse torto o no (hi hi hi). Buona serata domenicale ed alla prossima.

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  5. Ciao Elio,non sapevo delle barbe finte,pensavo che le barbe antiche fossero tutte autentiche!Ogni epoca ha i suoi tarocchi! Simpaticissimo il detto di tua mamma!
    Grazie a presto!

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    1. Grazie Rita, vengo a trovarti al più presto. Buona domenica.

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