Il 12 luglio 1470, Negroponte, capitale dell'Eubea, assediata dalla flotta ottomana e dall'esercito di terra, con a capo lo stesso Maometto II, dovette arrendersi. Il Bailo, Paolo Erizzo, fu segato a metà. La flotta del da Canale intervenne quando già i Turchi avevano compiuto il massacro, presidiato l'isola e che Maometto aveva fatto ritorno a Costantinopoli. L'intervento inoltre terminò con uno sbarco sconsiderato che provocò nuove perdite di vite umane, lasciando inoltre numerosi prigionieri tra i quali due capitani.Girolamo Longo fu impalato e Giovanni Tron fece la stessa fine del suddetto Erizzo.
Quando la notizia arrivò a Venezia, la costernazione fu generale ed i membri dei vari collegi si sentirono talmente tutti responsabil che camminavano per le strade a testa bassa. Anche le classi borghesi ebbero un certi risentimento e Bartolomeo Memmo, parente della dogaressa, fu impiccato, il 14 luglio, per aver incitato ad ammazzare il "cornuto del doge" (senza prova alcuna). E' vero che la moglie, Cristina Memmo, passava per un'allegrona, ma niente di più. Era forse meno bigotta che il marito.
Dopo la caduta di Negroponte, il da Canal fu, naturalmente, incriminato, ma il processo portò ad una mite sentenza di confino a Portogruaro. Questo dovuto al fatto che la sconfitta era dovuta anche alla disorganizzazione di fondo.
La condotta della guerra fu affidata a Pietro Mocenigo e, negli ultimi giorni del suo pontificato, il Papa veneziano, Paolo II, aveva rivolto un appello ai sovrani italiani per aiutare Venezia nel suo riscatto. Non lo ascoltarono in molti ma il nuovo Papa, Sisto IV, mise a disposizione la flotta pontificia comandata da Oliviero Carafa. Il re di Napoli aggiunse dieci navi ed in questo modo il Mocenigo si ritrovò con una flotta di 85 galee. Putroppo sempre poche rispetto alle grandi possibilità ottomane. Ci furono delle operazioni di disturbo lungo le coste dell'Asia e l'unico colpo grosso lo si ebbe, nell'ottobre, con la conquista di Smirne, immortalata dal Veronese sul soffitto della sala del Maggior Consiglio, in Palazzo Ducale. Dopo questo, il Mocenigo si ritirò a Napoli per svernare.
Il doge bigotto moriva il 9 novembre 1471 e, essendo già morto il suo unico figlio Nicolò, lasciò tutti i suoi beni ad istituti religiosi ed opere pie, raccomandandosi che lo seppellissero vestito da frate francescano. La sua tomba si trova nella chiesa di San Giobbe.
MODI DI DIRE
No 'l ze gnanca bon de igarse e braghe
(Non è neanche capace di legarsi i pantaloni)
Lo si dice per qualcuno che non sa fare niente
Che succede ? Non interessa più nessuno la storia dei Dogi , di Venezia la
RispondiEliminaSERENISSIMA , che è anche la storia dell,Italia . Anche qui guerre e non
finite tanto bene x Venezia . Quello che mi piace di questo Doge è che ha
lasciato i suoi beni ad opere pie . Divertente anche il modo di dire .
Buon fine settimana a tutta la numerosa famiglia . Abbraccio . Laura
Non lo so, Laura, forse è perché ho dovuto assentarmi dal commentare presso gli altri, compreso te. Me ne dispiace ma devo attendere ancora qualche giorno prima di ripartire. Per quanto riguarda l'eredità, avrei preferito che la lasciasse a qualche mio antenato e forse oggi abiterei ancora Venezia (ah, ah, ah). Noi cinque contraccambiamo i saluti e l'abbraccio.
Eliminadalle mie parti si dice non sa neanche da quale parte della scrivania sedersi
RispondiEliminaBuona anche questa, Enio. Grazie di essere venuto a trovarmi ed a presto.
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