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I MODI DI DIRE, PUBBLICATI IN CALCE AI POST RIGUARDANTI VENEZIA, SONO TRATTI DAL LIBRO "SENSA PELI SU LA LENGUA" DI GIANFRANCO SIEGA - ED. FILIPPI EDITORE VENEZIA O DA "CIO' ZIBALDONE VENEZIANO" DI GIUSEPPE CALO' - CORBO E FIORE EDITORI.
SPERO CHE GLI AUTORI APPREZZINO LA PUBBLICITA' GRATUITA E CHE IO NON SIA OBBLIGATO A SOSPENDERNE LA PUBLICAZIONE.
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I MIEI AMICI LETTORI

domenica 13 settembre 2020

77° DOGE - ANDREA GRITTI (1523 - 1538) - PRIMA PARTE

 


Questo doge è durato al potere 15 anni e quindi non so ancora quanti post dovrò fare per arrivare alla fine della sua vita. Chi mi ama, mi segua (lol)


Il nuovo conclave che si tenne all'indomani della morte del Grimani non ebbe un corso diverso dagli ultimi precedenti. La corruzione sempre imperante era dietro l'angolo del Palazzo Ducale e, nonostante tutte le accortezze, solo con i brogli, il 20 maggio 1523, Andrea Gritti ebbe la meglio al terzo scrutinio con 25 voti nei confronti dei procuratori Antonio Tron, Domenico Trevisan e Giorgio Corner.
Il popolo non amava questo superbo aristocratico di vecchio stampo anche dopo aver gettato alla folla durante il giro della piazza ben 400 ducati d'oro o d'argento . Lo acclamarono in pochi ed anche alcuni giovani portarono in giro un fantoccio a sua somiglianza gridando : "Trun! Trun!".
Era nato a Bardolino, nel Veronese, (esiste ancora oggi un vino che si chiama Bardolino) nell'aprile del 1455 ed apparteneva alla classe delle famiglie nuove, ma aveva acquistato un comportamento atipico, riuscendo a destreggiarsi con abilità, grazie al denaro, tra i vecchi casati della nobiltà veneziana. Aveva studiato filosofia a Padova, andando a vivere con il nonno, perché aveva perso ancora giovanissimo il padre, seguendolo poi in diverse ambascerie (Inghilterra, Francia e Spagna) facendosi le ossa sul piano della diplomazia e riuscendo ad impratichirsi in un grande numero di lingue ed a parte le classiche (latino e greco) sapeva il francese, l'inglese ed il turco.
Lasciato il nonno, si recò a Costantinopoli per iniziare il commercio del grano, riuscendo nello stesso tempo a rendere importanti servizi a Venezia. Ottenne l'impresa di vari dazi e regalie divenendo ricchissimo. Si era fatto benvolere dal sultano, tanto da poter vivere in libertà nonostante la guerra tra i turchi e Venezia. Era come se fosse a casa sua; ebbe più di qualche amante mussulmana con quattro figli (non si sa delle quali), quando improvvisamente fu arrestato a Costantinopoli per essere stato sorpreso a fornire notizie a Venezia, rischiando di finire impalato, ma diverse donne innamorate di lui restavano giorno e notte davanti la porta del carcere per implorare la sua grazia. Il sultano, anche a seguito di alcuni sogni interpretati come un monito di Allah, finì per liberarlo e mandarlo a Venezia per concludere la pace tra i due contendenti.
I figli mussulmani raggiunsero tutti elevate posizioni a livello politico e commerciale a Costantinopoli, ma Andrea non riuscì a legittimarli nenche divenuto doge.  L'unico figlio legittimo, Francesco, era morto, come pure la moglie, Benedetta Vendramin, la quale morì partorendolo. Avrebbe riversato tutte le sue ricchezze sulle due figlie di Francesco, Vienna e Benedetta, consolandosi negli ultimi anni con altre amanti, spasimante come fu sempre per il gentil sesso. Avrebbe avuto anche un'altra figlia naturale da una monaca.
Tornato in patria, si distinse specialmente come provveditore in campo contro la Lega di Cambrai e nelle successive guerre in cui Venezia si trovò coinvolta, ora con l'imperatore ed ora con i francesi. Fu in prima linea nella difesa di Padova ed ebbe il merito di riconquistare gran parte del Friuli. Fatto prigioniero a Brescia, riuscì a raggiungere un tale ascendente sul re Francesco I, che questi non solo lo liberò, ma lo trattenne presso di sé come consigliere negli affari di Stato italiani e gli fece tenere a battesimo una sua figlia.
Nel 1519, di fronte alla nuova minaccia dei Turchi, fu nominato generale da mar, carica che tenne finché restò in piedi la minaccia ottomana.

(Il seguito alla prossima puntata)

MODI DI DIRE

Per una volta, invece di un solo modo, vi faccio conoscere delle parole riguardanti sempre il vino, a seguito dei modi di dire del post precedente sui dogi.

Scabio : vino di poca qualità
Vin s-cèto : vino annacquato
Vin faturà : vino adulterato
Vin turbio : vino torbido
Vin ciaro : vino limpido
Vin andà in aseo : vino inacidito (andato in aceto)
Vin svampio: Vino tenuto in un recipente scoperto perdendo il gusto
Vin nostran : vino locale
Vin foresto (bàcaro) : vino del sud (con bàcaro vengono chiamati anche i locali dove lo si vendeva

4 commenti:

  1. Il quadro dimostra un uomo truce e superbo . Questo è quello che vedo io .
    Chissà cosa vedevano in lui le sue molte amanti . Forse era un ottimo amante .
    Dal racconto si destreggiava bene nel commercio così come nelle amicizie .
    Attendo il seguito . Buona serata . Laura
    PS. Sono stata a Bardolino . Il lago di Garda è bellissimo .

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    Risposte
    1. Grazie per la visita, Laura. A suo tempo sono stato anch'io sul lago di Garda. Per quanto riguarda il doge bisognerebbe approfondire la cosa alla Biblioteca Marciana. Ciao.

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  2. Aveva tantissime amanti ed era anche ricchissimo, però era una persona superba . Comunque ha fatto anche cose buone , ci sapeva fare !! Saluti. Buon week end .

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    1. D'accordo con te,poi vedremo la seconda parte. Buona serata domenicale e grazie per la visita.

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