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I MODI DI DIRE, PUBBLICATI IN CALCE AI POST RIGUARDANTI VENEZIA, SONO TRATTI DAL LIBRO "SENSA PELI SU LA LENGUA" DI GIANFRANCO SIEGA - ED. FILIPPI EDITORE VENEZIA O DA "CIO' ZIBALDONE VENEZIANO" DI GIUSEPPE CALO' - CORBO E FIORE EDITORI.
SPERO CHE GLI AUTORI APPREZZINO LA PUBBLICITA' GRATUITA E CHE IO NON SIA OBBLIGATO A SOSPENDERNE LA PUBLICAZIONE.
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I MIEI AMICI LETTORI

giovedì 22 marzo 2018

65° DOGE - FRANCESCO FOSCARI (1423 - 1457) - TERZA PARTE


Veniamo, come annunciato nel precedente post, ai problemi che egli ha incontrato durante il dogado, visto che molti l'avrebbero voluto morto.
Già dal conclave aveva avuto la meglio su Pietro Loredan che cominciò a dargli addosso con l'appoggio di tutta la famiglia, ostacolandolo con tutti i mezzi. La gente vociferava che il doge, per avere campo libero, avesse fatto avvelenare Pietro dal suo barbiere. Questo sospetto non fu mai denunciato dagli appartenenti al Consiglio dei Dieci visto che la calunnia si basava solo sul fatto che , in un attimo d'ira, Francesco aveva detto che non si sarebbe sentito il berretto ducale sicuro in testa finché Pietro fosse vissuto. Inoltre anche l'accusa di aver fatto fuori il fratello di Pietro, Marco Loredan, perché questi aveva lanciato un'inchiesta contro il genero del doge , Andrea Trevisan, che effettivamente aveva fatto degli abusi mentre era provveditore a Legnago. Solo chiacchiere messe in giro dalle malelingue del partito avversario il quale alla fine fece un attentato l'11 marzo del 1430.
Ci avevano già provato con quello squilibrato di Andrea Contarini facendogli dire che il doge l'ostacolava nelle sue aspirazioni ai pubblici uffici, ma Francesco sapeva bene che dietro di lui c'erano i Loredan. Quando se lo vide davanti con un pugnale in mano, ebbe la vita salva solo per l'intervento di un ambasciatore di Siena che riuscì a deviare il colpo. Il Contarini fu condannato a morte, impiccato fra le due collonne della piazzetta di San Marco con la mano destra tagliata ed appesa al collo. Il doge avrebbe preferito vedere al suo posto un Loredan ed aveva cercato anche di far risparmiare il povero mentecatto.
La peste gli portò via quattro figli mentre Jacopo, l'ultimo restante, si rivelò un poco di buono e fu condannato all'esilio anche se, più tardi, su intervento del padre che perorò una malattia del corpo e della mente, il Consiglio dei Dieci accettò di farlo rivenire a Venezia.
Quando il 5 novembre del 1450, fu trovato morto Almorò Donà, un capo dei Dieci che avevano processato Jacopo, questi fu accusato, senza prove, da Antonio Venier. Jacopo, anche sotto la tortura, cotinuò a professarsi innocente. Non era colpevole ma, i Dieci, lo condannarono ugualmente all'esilio a Candia. Un modo di riparare la precedente decisione, anche se non era giusto.
Jacopo però, nel giugno del 1456, briga per tornare in patria scrivendo anche a Maometto II ed a Francesco Sforza. Allora i Dieci lo fanno tornare a Venezia per processarlo e lui confessa tutto senza tortura. Naturalmente i contatti con i nemici della patria lo mettono in una posizione impossibile e viene quindi rispedito in esilio con un anno di carcere da scontare sul luogo scelto.
Il padre sente che questa volta non può intervenire.

MODI DI DIRE

Andar ala rafa
(Andare ad arraffare)

Il gioco della rafa consisteva nel gettare in aria alcune monetine messe in comune dai partecipanti (uguale numero per ogni partecipante). Al segnale chi riusciva ad arraffarne il più possibile se le teneva (non erano validi né calci né spinte, ma generalmente il gioco finiva in una rissa).
Esco dalle storie veneziane per una piccola battuta:

Sulla tomba di uno scozzese :
Qui giace ... Morì nella mischia che avvenne attorno ad una monetina di dieci centesimi"

Sulla tomba vicina :
Qui giace ... Morì dal dispiacere per non aver potuto partecipare alla mischia.


12 commenti:

  1. Caro Elio, come vedi ho ripreso a passare da tutti voi se anche non sto veramente bene.
    Ciao e buona serata con un forte abbraccio e provo a sorridere:-)
    Tomaso

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    1. Tomaso, mi dispiace apprendere che non stai bene e spero che passi velocemente. Anch'io ho passato tutta una serie di esami ed ancora il 13 aprile dovrò fare uno scanner perché nessuno arriva a capire cosa ho (niente di grave, ma rompiscatole). In ogni caso ho deciso di non preoccuparmi e domani torno in piscina. La prossima settimana ricomincio la bicicletta (tempo permettendo) e che vada come vada. Un abbraccio e "duri i banchi" come si dice dalle nostre parti.

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  2. Sempre interessanti i tuoi post, la Storia non mi stanca mai.

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    1. Beh, Daniele, ne abbiamo ancora un po' di tempo per arrivare al 120° doge e quindi cercherò di accontentarti. Anche a me piace molto la Storia e recentemente ho letto un libro sulla storia di Montpellier dalle origini sino a circa il 1980. Interessante, ma troppo lungo per crearne dei post. Un saluto.

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  3. Grazie per essere passato da me. Interessante questa tua passione per la storia dei Dogi veneziani.
    Buon week end.

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    1. Mirtillo, è sempre un piacere passare da te e quindi verrò ancora a trovarti. Più che per i dogi, la mia passione è per la storia della mia città natale che corrisponde a quella dei suoi governanti. Buon WE anche a te e non dimentichiamo di cambiare l'ora.

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  4. É manifesto o patriotismo (Veneziano) que revelas. A História, para ti, vale ouro. Parabéns, Elio.


    Abraço
    SOL

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    1. Sono appassionato per la storia della mia città natale e quindi cerco di divulgarla attraverso la vita dei 120 dogi che hanno governato la Repubblica Veneta. Ciao Sol e grazie della visita.

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  5. Sono passati i secoli, ma i "giochi" per il potere sono sempre i medesimi !
    Un grande saluto, Costantino

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  6. Completamente in linea con te. Buona serata domenicale.

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