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I MODI DI DIRE, PUBBLICATI IN CALCE AI POST RIGUARDANTI VENEZIA, SONO TRATTI DAL LIBRO "SENSA PELI SU LA LENGUA" DI GIANFRANCO SIEGA - ED. FILIPPI EDITORE VENEZIA O DA "CIO' ZIBALDONE VENEZIANO" DI GIUSEPPE CALO' - CORBO E FIORE EDITORI.
SPERO CHE GLI AUTORI APPREZZINO LA PUBBLICITA' GRATUITA E CHE IO NON SIA OBBLIGATO A SOSPENDERNE LA PUBLICAZIONE.
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I MIEI AMICI LETTORI

domenica 2 febbraio 2020

72° DOGE - GIOVANNI MOCENIGO (1478 - 1485)


Questo doge fu eletto dopo un lungo conclave, ben otto scrutini per arrivare al 18 maggio 1478.
Nato verso il 1409 era il fratello del doge Pietro Mocenigo, cosa che influì sulla sua elezione visto che non aveva grandi meriti personali. Nella carriera politica era arrivato solo alla carica di Savio senza accedere ad essere procuratore.Il primo anno del suo dogado vide lo sviluppo della guerra contro i turchi (la caduta di Croja in Albania e l'assedio di Scutari con al comando il sultano Maometto II). L'eroismo veneziano ebbe la meglio, malgrado gli spietati cannoneggiamenti, ed il sultano fu costretto ad avviare nuove trattative di pace con Venezia. Il 25 gennaio 1479 si arrivò alla firma dell'accordo. Le condizioni che la Serenissima dovette accettare furono durissime : la resa di Scutari, la perdita di Negroponte, delle Sporadi, di Lemno, dell'Argolide e di parte dell'Albania, oltre ad un tributo di 10.000 ducati (circa 82.600 euro) per avere in cambio il permesso di commerciare liberamente in tutti i paesi dell'impero ottomano.
Nello stesso anno (1479) arrivò nuovamente la peste che colpì anche la dogaressa Taddea Michiel, il 23 ottobre, primo caso di morte di una dogaressa mentre era ancora vivo il marito, comunque gravemente ammalato. Gli si nascose sino alla guarigione il decesso della moglie che ebbe funerali dogali. Il corpo esposto nella chiesa di S. Geminiano e, con un catafalco come quello dei dogi e con un lungo corteo, fu trasferito nella chiesa dei Ss. Giovanni e Paolo .
Terminata la guerra nel Levante, Venezia ricominciò ad avere dei problemi in terraferma, visto che gli stati italiani non volevano che il dominio veneziano aumentasse più di tanto ed avevano sperato nella sua caduta da parte degli Ottomani. Visto il risultato, la Serenissima si concentrò sul mantenimento di quanto era sotto il suo controllo.
A Ferrara, il duca Ercole d'Este, vassallo della Chiesa, ma anche tributario di Venezia, si era ripreso il Polesine e teneva duro, forte del suo matrimonio con la figlia del re Ferdinando di Napoli.
Iniziò a smuovere la situazione il Papa Sisto IV che voleva creare uno Stato per il nipote Girolamo Riario nel ferrarese. Venezia decise di accettare l'alleanza e, nel settembre del 1481, il Riario con la moglie Caterina Sforza si recò a Venezia per firmare l'accordo. Il doge andò incontro agli ospiti sul Bucintoro, con un seguito di 115 nobildonne risplendenti di gemme, fino all'isola di S. Clemente. Il nipote del Papa venne ascritto al patriziato veneziano e venne accolto nella Sala del Consiglio, in Palazzo Ducale, dal doge e da un grande numero di nobili. Naturalmente i balli ed i giochi sulla piazza S. Marco proseguirono fino a tarda sera quando venne imbandito un banchetto alla presenza del popolo.
La firma dell'alleanza non fu in seguito molto vantaggiosa per il Papa e suo nipote.
Nel 1482 le truppe pontificio-veneziane sconfiggono l'esercito  di re Ferdinando a Campo Morto nelle paludi Pontine e quelle ferraresi ad Argenta ma, a questo punto, Sisto IV cominciò a temere la crescita di potenza della Repubblica Veneta e cambiò di bandiera alleandosi con gli ex nemici e formando una specie di "lega santa" mandò contro Venezia mezza Italia, oltre a lanciarle un interdetto nel giugno del 1483.
La Repubblica reagì a sua volta; il patriarca non rese pubblica la bolla malgrado le minacce di scomunica ed anzi consigliò il Senato di dichiarare illegittimo l'interdetto. Per una volta Stato e Chiesa (veneziana) si trovarono d'accordo. Venne inoltre steso un appello da parte di una commissione di giuristi che fu affisso anche sulla porta della basilica di San Pietro, cosa che mandò in bestia il Papa.
Gli alleati del Papa, a loro volta, lo abbandonarono appoggiando Venezia ed egli fu costretto alla pace di Bagnolo il 7 agosto 1484. Venezia si riprese il Polesine.
L'anno precedente, ed esattamente il 14 settembre 1483, un incendio al Palazzo Ducale aveva danneggiato gravemente murature e solai del corpo di fabbrica verso il canale. Il doge fu costretto ad abitare fuori sede a Palazzo Duodo che sorgeva sulla parte occupata successivamente dalle Prigioni. Fu gettato un ponte in legno per collegare i due palazzi e permettere al doge di partecipare ai consigli. In ogni caso i proprietari del palazzo Duodo ricevettero prima 60 ducati e poi 100 per l'affitto.
Si discusse subito sul riassetto dell'edificio. Si rifutò di costruire un nuovo edificio, oltre il canale, quale residenza del doge che doveva essere collegata al Palazzo Ducale con un ponte in marmo ed anche il ripristino del Palazzo com'era con una spesa di 6.000 ducati. Fu deciso, invece, di "far fabbricare il ditto palazzo ducale in tre soleri, qual sia bellissimo" e tra i vari progetti fu scelto quello dell'architetto veronese Antonio Rizzo. I lavori iniziarono subito e furono terminati il 19 marzo 1492.
Giovanni Mocenigo non riuscì quindi ad abitare la nuova residenza, perché morì il 14 settembre 1485, a quanto pare di peste e sepolto in grande fretta, per evitare il contagio, nella chiesa dei Ss Giovanni e Paolo.

MODI DI DIRE


El Sior Giacometo mesa camisa
(Il signor Giacometo mezza camicia)



Si dice di persona che, pur presentandosi decorosamente vestita, sia conosciuta per povera e miserabile.

PS - Da notare che la fine della ricostruzione del Palazzo Ducale coincideva con la scoperta del Nuovo Mondo da parte di Cristoforo Colombo (che a posteriori nuocerà a Venezia). Non potrei mai dimenticare questa data perchè, invertendo le due cifre centrali, si ha la data della mia nascita : 1942. Scusate questa disgressione personale.

12 commenti:

  1. Caro Elio pensando a tutta la lunga storia dei DOGE, io ti lascio un caro saluto.
    Ciao e buona settimana con un forte abbraccio e un sorriso:-)
    Tomaso

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    1. Ciao Tomaso, un saluto veloce. Mi stanno cambiando la caldaia ed a me piace essere presente ai lavori. Buona serata.

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  2. Sempre molto approfonditi i tuoi post, complimenti!
    Un caro saluto

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    1. Grazie Anna, anche le tue ricette sono molto "approfondite". Mi piace vedere le varianti delle cuochine. Un amichevole abbraccio.

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  3. Caro Elio bello, interessante ed approfondito questo post sul Doge Giovanni Mocenigo e sul periodo della fine del '400 a Venezia. Un saluto, buon martedì pomeriggio, migliore continuazione di settimana ed ottimo mese di febbraio

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    1. Grazie Arwen, speriamo veramente che il mese di febbraio sia veramente ottimo. Per me è cominciato con il cambio della calderina ed un guasto alle prese del pianoterra. Tutto risolto e vedremo il seguito. Ciao.

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  4. Leggo sempre con interesse questi tuoi post e poi ammetto che mi piace un sacco imparare i vostri "modi di dire" sono fortissimi :-)))

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    1. Finalmente un altro che legge tutto sino alla fine (lol). Grazie Daniele ed a presto.

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  5. Che credi , leggo tutto fino alla fine anch'io e a volte , rileggo .
    A quanto scrivi , anche i Papi si davano da fare per i loro protetti .
    Almeno questo Doge è morto di malattia e non in guerra . Brutta morte però .
    Un affettuoso abbraccio . Laura

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  6. Ti faccio presente che ho scritto "un altro" senza escludere altri lettori. Vengo più tardi alle gmail. Un abbraccio a tutti due.

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  7. Coucou. Ça fait longtemps que je n'allais pas sur la blogosphère, j'étais très occupé par le travail.
    Je t'embrasse.

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    1. Ciao Elisabete, di questi tempi è meglio essere occupati dal lavoro, visto che molti giovani non lo trovano. Grazie per la tua visita e passerò anch'io da te, se possibile, oggi pomeriggio. Un abbraccio.

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