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I MODI DI DIRE, PUBBLICATI IN CALCE AI POST RIGUARDANTI VENEZIA, SONO TRATTI DAL LIBRO "SENSA PELI SU LA LENGUA" DI GIANFRANCO SIEGA - ED. FILIPPI EDITORE VENEZIA O DA "CIO' ZIBALDONE VENEZIANO" DI GIUSEPPE CALO' - CORBO E FIORE EDITORI.
SPERO CHE GLI AUTORI APPREZZINO LA PUBBLICITA' GRATUITA E CHE IO NON SIA OBBLIGATO A SOSPENDERNE LA PUBLICAZIONE.
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I MIEI AMICI LETTORI

giovedì 11 gennaio 2018

MODO DI DIRE SPECIALE

Qua la puta, qua la dota

Questo modo di dire merita un post a lui solo. Preciso che "puta" non è quello che vi passa per la testa, vuol dire "fanciulla".
Si poteva usare per vari motivi ma, il principale è: "Qui non si fa credito, si deve pagare in contanti e pronta cassa".
Il modo di dire rievoca il detto dei sensali di matrimoni e la dote che le fidanzate dovevano portare al marito in una piccola cassa, detta arsèla (piccola arca, dal latino arcere (chiudere). Queste casse, a forma di bauletto, si trovavano in vendita in Casseleria, nei pressi di Santa Maria Formosa.
La dote portata dalla sposa, pur amministrata dal marito, restava sempre di proprietà della sposa stessa e,in caso di divorzio, riconsegnata al suocero con eventuali pezze giustificative delle spese sostenute. Qualora la ex-moglie non avesse di che mantenersi con decoro, l'ex-marito doveva provvedere al mantenimento (come gli odierni "assegni alimentari") stabilito di caso in caso dal Magistrato del Procurator attraverso persone di fiducia di entrambe le parti, i cosidetti "Confidenti".
E guai a non versare il dovuto !
La dote, naturalmente, variava a seconda dello stato économico dei contraenti matrimonio ma anche le novisse più povere si facevano premura di provvedersi di lenzuola ricamate, de fodrete per i cuscini, di biancheria intima, di un paio di vesti, di un fassoleton (oggi si direbbe "scialle") e di nasitergi (fazzoletti da naso).
Questi ultimi, a quel tempo, erano ritenuti molto pregiati e venivano anche rubati.
Nell'anno del signore 1489, 13 di aprile : Silvestro da Leze, Leonardo Bembo, Alvise Soranzo, Filippo Paruta, Alvise Loredan e Giusto Gauro (tutti nobili veneti) nella chiesa di San Giovanni Crisostomo rubarono nasitergia ad alcune fanciulle e furono condannati al carcere ed all'esilio.
Per le fanciulle povere, alle quali era preclusa ogni possibilità di trovar marito, provvedevano di solito, in Venezia, le Congregazioni di Carità, ed in particolare la Scuola Grande dei Carmini, o qualche nobile casata; per le prostitute che avessero "deposto la somma del peccato" e che si fossero redente, provvedeva alla loro dote, nell'eventualità di un matrimonio, un fondo speciale della Casa del Soccorso nei pressi di Santa Marta, fondata dalla famosa cortigiana Veronica Franco, colle proprie rendite, ad espiazione della sua vita peccaminosa.
Per curiosità posso dirvi che la dote più ricca di ogni tempo fu quella portata da Giovanna la Pazza a suo marito  Filippo il Bello perché consisteva nella Spagna unificata e liberata dai mori, nel Regno di Napoli, quello di Sicilia e Sardegna ed in tutte le terre del Nuovo Mondo.
Chi ne godette fu il figlio, l'Imperatore Carlo V d'Asburgo, erede di quanto sopra da parte di madre e dal padre tutta la Germania, le Fiandre ed il Brabante con annessi e connessi. Aveva veramente ragione di affermare : "Nel mio regno non tramonta mai il sole".
Ultima nota : un'antica usanza babilonese era che dei sacerdoti scegliessero le ragazze più belle da dedicare alla prostituzione sacra. Queste venivano messe all'asta al maggior offerente durante le festività sacre ed il ricavato serviva a costituire le doti delle più bruttine non accettate nei templi. Al di fuori delle festività il ricavato andava al Tempio.


Spero che la lettura sia stata gradevole.

Una mia foto solo per mettere un po' di colore

12 commenti:

  1. È sempre un piacere leggerti, caro Elio.
    Ciao e buona serata con un forte abbraccio e un sorriso:-)
    Tomaso

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    Risposte
    1. Grazie Tomaso, a presto ed un amichevole abbraccio.

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  2. è sempre meglio del detto : ecco i soldi vedere cammello !

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    Risposte
    1. Anche il tuo non è male. Da usare particolarmente in luoghi come il Marocco o l'Algeria. Buon fine settimana.

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  3. Condivido le parole dei Tomaso sempre bello leggerti. PS: ma fanciulla non si diceva "putea"?

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    1. "Putela" deriva effettivamente da "puta". Si scrive così perché "putea" è la pronuncia (In veneziano la L è muta - vedi qui a lato "Alcune regole di base della lingua veneziana"). Grazie del complimento e buon WE.

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    2. Se nel futuro vorrai conoscere la pronuncia di qualche parola veneziana, contattami pure, anche via g-mail. Vedi sempre sul lato destro "Per contatti via g-mail". Ciao e buon proseguimento di settimana.

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  4. Caro Elio , sempre interessanti i tuoi post . Quando sono venuti i miei zii
    dall'Argentina a trovarci , la zia diceva che a Buenos Ayres c'erano
    molte puta/e . Meglio chiamarle Lucciole.....
    Questa usanza dei Sacerdoti Babilonesi , spero proprio non sia vera .
    Ti è passato il raffreddore ? Abbraccio Laura

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    Risposte
    1. Effettivamente in spagnolo è proprio così. Per i sacerdoti babilonesi ti garantisco che la fonte dalla quale ho tratto la notizia è superaffidabile. Altri tempi ed altri modi di vivere. Per il raffreddore sono ancora un po' chiuso di naso e polmoni. Quindi niente piscina almeno sino alla fine della settimana prossima. Buon WE.

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  5. Ciao sempre bello leggere un tuo post, bella la fotografia. Da noi si dice putela per indicare una bambina.

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    1. Grazie Robby. Per la foto apprezzo molto il tuo giudizio visto la bravura nell'effettuare le tue. Se leggi la risposta a Daniele vedrai che oggi si dice "pute(l)a" anche a Venezia, ma il detto risale ai tempi della Repubblica Veneta e quindi "puta". Buon fine settimana.

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